Festival internazionale del cinema muto musicato dal vivo
un ricordo grato, tra gli altri, a Flavio Bucci, Max von Sidow, Giulio Giorello ed Ennio Morricone
Sarebbe opportuno in premessa possedere la competenza per condurre considerazioni non generaliste. Di parole ne abbiamo ascoltate e prodotte molte in questo periodo; pensieri e sentimenti hanno abitato le nostre anime e gonfiato i nostri cuori. Insomma pur non sapendo molto abbiamo capito abbastanza, quel che basta per condividere nella pratica, senza ribadire nei discorsi, quello che intimamente abbiamo vissuto. Siamo paradossalmente e fugacemente uniti, e basta uno sguardo bendato per avvertirlo: la prova provata in vita della verità della livella di Totó.
Strade del cinema desidera mantenere il suo posto e offrire la sua funzione con l’affermativa delicatezza di sempre, a maggior ragione oggi, tempo in cui ogni comparto strutturato o sovrastrutturato dell’umano ha fatto esperienza del carattere basilare e fondante della socialità. L’economia, la finanza, la tecnica (le Moire della nostra attualità) hanno forzosamente ri-compreso, foss’anche solo per l’istante della minaccia, la necessità degli altri, del tutti, delle relazioni umane quali costituenti ultimi del loro agire e proliferare. E così dietro all’utente si è profilato, per un tempo che ora pare troppo breve, il bisogno di un uomo in carne e ossa, dietro al cliente le necessità di una famiglia, dietro a una matricola il giustificato desiderio di pienezza di un giovane che non ama le scorciatoie.
Strade del cinema, così come le tante iniziative organizzate da colleghi e amici, puntano ancora e sempre, allora, sulla socialità, sulle persone, ma non semplicemente sul numero, sulla loro quantità – strada sulla quale ultimamente la smania positivistica del dato statistico ha tentato di obbligarci – ma sulla comunità, sulla relazionalità tra le persone, sulla loro deliberata scelta di passare del tempo assieme, sulla loro volontà di spartire uno spazio comune vicini (non troppo!), con gli occhi in su e le orecchie in ascolto, tutti insieme rapiti dal sogno collettivo della forza mai sopita del cinema(tografo).
La XV edizione del festival non si propone nuova né rinnovata. È semplicemente e necessariamente diversa (perché un Festival è un organismo vivente e in quanto tale vive il suo tempo). Ritardi, impossibilità, un campionario sufficientemente esotico di comprensibili e incomprensibili difficoltà di ogni sorta, un generalizzato sentimento di sospensione e il nostro indefesso desiderio di fare il nostro lavoro nonostante tutto, ebbene tutto ciò e altro ancora hanno determinato le scelte e la struttura del festival di quest’anno.
Come potete vedere dal programma, tutti gli appuntamenti (tranne la giornata di lunedì 3 agosto) presentano un doppio spettacolo per sera: la proiezione di un medio o cortometraggio muto musicato dal vivo e a seguire la visione di un film sonoro della decade 1970-1979, un omaggio alla cinematografia di uno dei decenni più floridi e creativi della storia del cinema.
La giornata del 3 agosto invece proporrà al Teatro Cinema Giacosa di Aosta, dalle 16.00 alle 02.00 di mattino la maratona cinematografica …fai ’70 realizzata in collaborazione con la Film Commission Vda. Un appassionante percorso visivo tra film cult e meno degli anni ’70.
Non esiste un vero e proprio tema centrale di questa XV edizione, ma non è difficile comprendere che le scelte artistiche, anche quelle apparentemente meno dirette, sono state orientate da una riflessione molto libera sul tema della vita, delle sue gioie, dei suoi pericoli e delle minacce che la rendono, almeno consapevolmente, ancor più preziosa. Il programma è stato pensato in maniera più trasversale e includente possibile, cercando di incontrare pubblici e gusti diversi.
Un’appuntamento speciale chiude il festival il 6 agosto passando idealmente il testimone al festival GiocAosta, che quest’anno si diverte a giocare con l’immaginario del west. Un rocambolesco e improbabile Harold Lloyd italianizzato Aroldo e i cowboy (in originale An Eastern Westerner) aprirà le danze di una serata dedicata all’eroe mascherato (che ognuno di noi è ed è recentemente stato) più celebre di ogni tempo, Don Diego de la Vega, Zorro en camouflage. Il segno di Zorro di Fred Niblo del 1920 musicato dal vivo dall’esplosivo, irriverente e ironico quartetto di Francesco Bearzatti chiuderà in tono picaresco il festival.
Infine desidero ringraziare sentitamente (esimendomi dal fare i nomi solo per loro tutela, confidando altresì nella loro capacità di intendere) quante e quanti si sono prodigati a rendere possibile questa edizione del festival: in maniera ancora più evidente del solito Strade del Cinema 2020 plaude al loro lavoro e serietà.
Auguro a tutti quanti, spettatori e non, un ritrovato senso di comunità, da conservare nonostante tutto.
Buon Strade del Cinema.
Enrico Montrosset
Quest’anno, come e più dello scorso, siamo particolarmente felici di poter presentare la nuova edizione di “Strade del Cinema”. Se, infatti, nel 2019 vi era, da parte dell’Amministrazione comunale, il legittimo orgoglio di essere riusciti a riproporre il “Festival internazionale del cinema muto musicato dal vivo”, la XV edizione riveste, non solo per noi ma per tutta la collettività, un significato più profondo e in qualche sorta “liberatorio”.
Essere riusciti a confermare “Strade del Cinema”, grazie al lavoro di squadra svolto dagli uffici con l’omonima associazione, vuol dire che il terribile periodo che abbiamo vissuto nei mesi passati con l‘insorgere della pandemia può essere, in qualche misura, lasciato alle spalle, e che se anche il “nemico” non è stato ancora sconfitto, è possibile riprendere a vivere una quotidianità quanto più “normale” possibile (ma senza dimenticare le doverose cautele quali il distanziamento e l’uso delle mascherine) fatta anche della partecipazione a eventi, manifestazioni e spettacoli.
Anche in ragione di queste considerazioni il pubblico di Strade del cinema 2020 si troverà davanti a una rassegna rinnovata in cui a fianco del classico programma di “corti” musicati dal vivo, troveranno posto alcune pellicole “cult” che hanno fatto la storia del cinema degli anni ‘70: un modo per invitare i cittadini a riassaporare il piacere delle proiezioni all’aperto da fruire in piena sicurezza.
Vi invito, dunque, a lasciarvi catturare dal fascino della “settima arte” musicata dal vivo proposta, come di consueto, nello scenario senza pari dell’Area spettacoli del Teatro Romano.
Antonella Marcoz
Vicesindaco di Aosta
Ritorna per l’estate valdostana e aostana un interessante evento culturale: gli organizzatori hanno lavorato con grande passione per presentare l’edizione 2020 di “Strade del Cinema”. L’evento, che l’anno scorso aveva rappresentato un rientro dopo alcuni anni di assenza, viene riproposto fra le manifestazioni estive regionali.
“Strade del Cinema”, il Festival internazionale del Cinema muto musicato dal vivo, torna, dunque, ad occupare un posto di primo piano nel panorama delle proposte culturali del nostro territorio.
La particolare situazione che viviamo in questo periodo non ha impedito di approntare un programma interessante, in grado di offrire una programmazione di assoluto livello.
La manifestazione concorrerà, dal 1° al 6 agosto, a valorizzare lo straordinario patrimonio artistico del Teatro romano di Aosta dove avrà luogo.
Il festival, nel suo intento più genuino, propone a un pubblico il più variegato possibile, i capolavori del cinema muto reinterpretati e rivitalizzati dalla musicazione dal vivo affidata a grandi musicisti del panorama nazionale e internazionale.
Il festival, dunque, supera le difficoltà e si ripropone con rinnovata energia, grazie allo sforzo congiunto dell’Assessorato regionale al Turismo e del Comune di Aosta, con il desiderio di divenire in futuro uno degli appuntamenti più originali e inediti del contesto culturale europeo.
Nel rinnovare i complimenti per il lavoro svolto, ci auspichiamo che la proposta possa trovare il pieno apprezzamento del pubblico e rappresentare una piacevole opportunità nell’ambito dell’offerta turistico-culturale della nostra Regione.