Presentazione edizione 2021

Chaplin lo sapeva. Ci aveva avvertiti. La prima didascalia di The Kid ammonisce lo spettatore: egli riderà e piangerà seguendo la vicenda del piccolo Jackie Coogan, il monello più famoso della storia del cinema, che quest’anno festeggia i suoi cento anni di vita. Le storie universali hanno il potere di significare molto altro rispetto a ciò che dicono. Sembra siano in grado di riferirsi con adeguatezza sorprendente a situazioni e a contesti ancora da venire. Certo qualcuno potrebbe sostenere, e a giusto titolo, che una dichiarazione di intenti così ampia e vaga potrebbe descrivere adeguatamente tutte le situazioni nelle quali ci troviamo  quotidianamente a vivere, entro cui basta una nuova disposizione degli elementi in gioco, affinché si rida di ciò che poco prima ci faceva piangere. Forse che Chaplin se l’è cavata troppo facilmente?

Cosa mi suggerisce questo film del 1921, oggi, in lotta tra anticorpi e vaccini? Non mi ammonisce basicamente sul fatto che la vita vissuta ha un sapore dolceamaro –  monito peraltro semplicemente vero quanto prezioso – ma snida in me un sentimento che penso, magari immodestamente, ognuno di noi ha frequentato alternativamente in questi due ultimi memorabili anni. Ci sentiamo abbandonati, abbandonati come il piccolo infante Jackie, poi Il Monello, da una madre che di fatto non può permettersi di averci. Ma oltre a ciò, pur graziati dai rimedi della scienza – che osanniamo con trasporto soprattutto quando minacciati – desideriamo altro, desideriamo una cura che solo un vagabondo come Charlot può dispensare, quell’amore generoso di chi, nonostante tutto, ci vuole per quello che siamo. Desideriamo gli altri nella forma del chiunque, non vogliamo la normalità, rivendichiamo la diversità, l’alterità, non intendiamo tornare a prima, ma immaginare e vivere un futuro diverso, governato dai Charlot di turno, nel quale la generosità non sia una virtù – cosa ce ne facciamo in fondo dei bravi bambini? – ma una logica, un’etica, un’indicazione per essere e vivere diversamente, per costruire altrimenti quella collettività che sempre siamo, anche nel nostro essere unico e della quale abbiamo messo a fuoco l’indissolubilità, le potenzialità e i limiti. Com’è già stato detto nei secoli, siamo un consorzio, un consorzio umano e ancor di più un consorzio vivente, siamo radicalmente solidali, non lo diventiamo perché lo scegliamo e Charlot lo sa, ed è per questo che non ha paura.

La XVI edizione di Strade del cinema, non può che non riflettere su questi temi e lo fa guardando e riguardando i film, proponendo agli spettatori di oggi storie antiche, le quali di fatto si presentano come delle autentiche novità per tutti coloro che non le conoscono ancora. Così il festival apre il 3 e chiude il 10 agosto con due storie di bambini, di ricerca e di abbandono, lo straordinario Visages d’enfants di Jacques Feyder, per l’occasione appositamente musicato da due dei più apprezzati e autorevoli musicisti della scena musicale internazionale, Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, e Il Monello di Charlie Chaplin nella sua versione restaurata e risonorizzata con le musiche originali composte dallo stesso Chaplin. Tre appuntamenti sonori punteggiano invece il calendario: il primo insuperato King Kong della storia del cinema, diretto nel 1933 da Merian C. Cooper e Ernst B. Shoedsack, un’altra avventura di un eroe che rivendica la bellezza e la liricità della sua alterità (5 agosto), così come quella dei Freaks di Tod Browning che ci interrogano problematicamente su cosa significhi agire secondo giustizia (8 agosto in seconda serata) e poi un altro anniversario, quello per gli 80 anni di Quarto Potere di Orson Welles, sul quale è già stato detto tanto o troppo, ma del quale è bene ribadire la sua imperitura necessità (9 agosto). Sempre l’8 agosto, ma in prima serata il laboratorio di musicazione della SFOM, un percorso didattico-laboratoriale iniziato durante la primavera di quest’anno, musicherà dal vivo un altro eccezionale film di Tod Browning Lo sconosciuto del 1927. Il 7 agosto sarà la volta della proiezione di un autentico gioiello muto, Uomini di domenica, già però prodotto nell’epoca del sonoro, nel 1930 per la precisione, firmato tra gli altri da due giovanissimi, venerati maestri del cinema degli anni successivi Edgar G.Ulmer e Billy Wilder e musicato dal vivo da Daniele Furlati, sicuramente tra i più importanti musicisti e compositori per immagini delle ultime generazioni (vincitore del Premio Ennio Morricone, nomination al Donatello d’oro come miglior musicista, nomination al Ciak d’oro per la migliore colonna sonora de Un giorno devi andare di Giorgio Diritti). In collaborazione con GiocAosta, che festeggia meritatamente la sua tredicesima edizione, il 6 agosto si proietta uno dei più divertenti e intelligenti film muti di tutti tempi, Sherlock Junior (in italiano La Palla numero 13, appunto) che propone un Buster Keaton nei panni di un improbabile proiezionista-investigatore. Questo film sarà accompagnato dal vivo dalla Banda Osiris, ideale sodale artistica del genio keatoniano.

Insomma, ancora per una volta, il Festival di Strade del Cinema desidera esserci e coglie qui l’occasione di ringraziare tutti coloro che gli permettono di continuare a esserci. Desidera esserci a suo modo, tra il pianto e il riso, tra l’antico e il presente, tra il noto e lo sconosciuto, aspirando ad assumere su di sé gli insegnamenti della generosità vagabonda di Charlot, tentando almeno per il tempo della sua annuale esistenza, di dispensare le cure di cui tutti, più o meno dichiaratamente, siamo in costante ricerca.

Buon Festival

Enrico Montrosset

Direttore artistico

Strade del Cinema, vera raffinatezza culturale dell’estate aostana, rende nuovamente omaggio al cinema muto musicato dal vivo. Da sedici anni, il Festival emoziona e seduce, in una sintesi perfetta di suoni contemporanei e immagini antiche. Il palcoscenico è quello del Teatro romano: nell’alternanza cromatica di chiari e scuri delle sue pietre, si sovrappongono le pellicole in bianco e nero accompagnate da produzioni musicali originali. Lo spettacolo è unico e irripetibile. E siamo lieti, come Consiglio regionale della Valle d’Aosta, di essere tra i suoi sostenitori: perché è bello, perché è creativo e perché una serata al cinema sotto le stelle restituisce normalità. Quella normalità che per troppo tempo è mancata. Grazie quindi all’associazione Strade del cinema per il loro lavoro e la loro unicità.

Alberto Bertin

Presidente del Consiglio Valle

È con particolare piacere che saluto l’edizione 2021 della rassegna “Strade del cinema”. Il Festival del cinema muto rappresenta una delle importanti offerte culturali che animeranno l’estate valdostana e costituisce ormai da molti anni un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati, ma anche per coloro che amano assistere a uno spettacolo particolare in uno scenario molto suggestivo come quello che offre il Teatro romano. È una manifestazione ricca di pellicole storiche, recuperate e restaurate, che sono proposte attraverso una musicazione e una sonorizzazione efficaci e accattivanti. Un plauso va agli organizzatori per aver saputo far crescere nel tempo questo evento, giunto alla XVI edizione, capace di incantare e affascinare un pubblico sempre più vasto e variegato che si fa trasportare tra pellicole d’antan, musica, suoni, luci e atmosfere suggestive che lasciano spazio alla fantasia.

Assessore regionale Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio

Jean-Pierre Guichardaz

Anche quest’anno l’Amministrazione comunale è lieta di sostenere una rassegna di grande pregio e di elevato contenuto come “Strade del Cinema” che festeggia nel 2021 la sua 16ª edizione, volendo sottolineare il valore del settore dell’audiovisivo nel panorama delle produzioni culturali.
Proprio la longevità, decretata dal gradimento del pubblico e degli stessi musicisti che la animano, spiega più di tante parole la qualità della proposta artistica che il Festival internazionale del cinema muto musicato dal vivo incarna, e ne testimonia la bontà della formula, semplice quanto suggestiva, fatta di proiezioni di grandi e piccoli capolavori del cinema muto accompagnati dalle musicazioni dal vivo di noti artisti della scena musicale non solo nazionale.

La riproposizione di eventi e spettacoli dal vivo come “Strade del Cinema” nell’estate del capoluogo, seppure nel rispetto delle rigorose misure di sicurezza dettate dai protocolli in vigore, intende anche lanciare un messaggio di speranza e di ripresa per tutta la comunità, provata da quasi un anno e mezzo di pandemia. Aosta ha voglia di ripartire, e in questo senso la cultura rappresenta un potente strumento per mettere in moto idee e progetti, riallacciando rapporti e legami con e tra le persone, quale contributo essenziale alla società rinnovata post Covid-19.

Assessore all’istruzione, alla cultura e alle politiche giovanili

Samuele Tedesco

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